Continua inesorabile il disimpegno di Poste Italiane sul territorio bresciano. Dopo la creazione di dodici uffici postali in uffici polivalenti in cui il personale deve arrabattarsi a fare di tutto, dalla consegna della posta all’attività di sportello, dopo l’introduzione in sette uffici dell’apertura a giorni alterni e la riduzione di 9 uffici a succursale, Poste Italiane ha deciso di chiudere, a partire da agosto, altri sette uffici decentrati. La mannaia di quello che pomposamente l’azienda contrabbanda come un “piano di razionalizzazione”, cadrà stavolta su Bogliaco, Fasano del Garda, Gorzone, Provezze, Stavignino, Brescia (l’ufficio degli Spedali Civili) e Mazzano (l’ufficio del Centro Commerciale).
“Stavolta c’è però una allarmante novità – denunciano i sindacalisti di Cgil Cisl e Uil Poste – rappresentata dall’assenso dei Comuni interessati. Mentre noi ci battiamo perché un servizio così importante venga mantenuto anche nei piccoli centri abitati, amministratori locali e alcuni parlamentari bresciani dimostrano di sposare in pieno la tesi di Poste Italiane, e cioè che gli uffici postali si tengono aperti solo se fanno business. Il servizio postale in quanto tale pare essere diventato per l’azienda una noiosa formalità”.
Al colpo di mano di agosto seguirà nei prossimi mesi la chiusura di altri 25 uffici, “e indubbiamente – sottolineano i sindacalisti – questa prua e semplice operazione matematica consentirà notevolissimi risparmi in termini di costo del lavoro e gestionale a Poste Italiane, a discapito però della gente, degli anziani e delle famiglie di tanta parte del territorio bresciano”.
Ai Sindaci e ai parlamentari conquistati alla causa di Poste Italiane, Cgil Cisl e Uil Poste suggeriscono di riflettere però su una curiosa coincidenza che rende evidente la bassissima considerazione in cui l’azienda postale tiene Brescia e la sua provincia: “Questa politica di razionalizzazione, infatti, non viene attuata su tutto il territorio lombardo ma solo in alcune realtà e a Brescia in particolare. Probabilmente – azzardano polemicamente i sindacalisti – negli altri territori lombardi la qualità e il peso della rappresentanza politica è tale da non consentire ai Dirigenti di Poste Italiane di effettuare tutti questi tagli o riduzione di servizi. Il massimo degli accordi che la Provincia di Brescia ha strappato a Poste Italiane è riferito alla distribuzione dei prodotti filatelici: possibile che non si riesca ad affrontare i veri problemi del servizio postale con l’istituzione di un tavolo di confronto presso la Provincia o la Prefettura di Brescia?”
La laboriosità dei lavoratori postali bresciani non può essere scambiata per debolezza. Ed è per questo che nei prossimi giorni i sindacati di categoria coinvolgeranno le relative strutture confederali affinché si apra un dibattito a Brescia per salvaguardare il servizio postale coinvolgendo il più possibile le istituzioni locali e i parlamentari.
Uffici polivalenti:
Brione, Campione del Garda, Capovalle, Cimbergo, Losine, Lozio, Magno, Paisco Loveno, Paspardo, Prestine, Saviore dell’Adamello e Treviso Bresciano.
Uffici aperti a giorni alterni:
Brozzo, Lavone di Pezzate, Navazzo, Nozza, Ossimo Superiore, Ponte Zanano, San Colombano di Collio.
Uffici external (uffici ridotti a succursale):
Bassano bresciano, Calvagese della Riviera, Castelletto di Leno, Coniolo, Corticelle Pieve, Ludriano, Padernello Bresciano, Remedello Sotto, Villachiara.