Oltre 150mila lavoratori hanno riempito ieri le piazze lombarde per lo sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl e Uil contro una Finanziaria “inutile e dannosa” e una riforma fiscale che “toglie ai poveri per dare ai ricchi”. Ai circa 100.000 manifestanti di Milano, favoriti da una tregua concessa dal maltempo, si devono aggiungere infatti gli 8.000 in piazza a Brescia, i 5mila di Bergamo, i 3.500 di Mantova, i 3.000 di Pavia e Varese, i 1.000 di Como. Cortei e manifestazioni hanno coinvolto tutti i capoluoghi di provincia e le altre città lombarde. La partecipazione dei lavoratori allo sciopero generale di oggi, il quinto nei tre anni e mezzo di governo Berlusconi, è la più evidente dimostrazione che nessuno più crede alle bugie di un premier che scarica su altri la colpa di scelte politiche errate. Il governo non ha ancora capito che all’Italia non servono messaggi elettorali e spot pubblicitari ma serie politiche sociali ed economiche. Il sindacato non ha la forza mediatica del presidente del consiglio,
ma ha le idee e l’impegno dei lavoratori che sono scesi in piazza, per dimostrare che sono pronti a fare la loro parte e continueranno ad opporsi ad un governo che si preoccupa degli interessi di un élite anziché dei problemi di migliaia di lavoratori, delle famiglie, dei giovani e degli anziani. Dure critiche all’esecutivo e alla recentissima riforma fiscale anche dal segretario generale della Cisl Lombardia, Carlo Borio, che chiudendo la manifestazione a Lecco ha sottolineato: “Il piano di riduzione fiscale varato ieri è l’ennesima presa in giro. Evidentemente l’esecutivo non ha ancora capito che così facendo offende dieci milioni di iscritti al sindacato, tutto il mondo del lavoro, le famiglie italiane e le fasce più deboli della società che da mesi ormai lanciano grida di allarme e denunciano emergenze che non trovano risposte”.