La scuola si mobilita contro la Moratti
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La scuola si mobilita contro la Moratti

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Pubblicato il 13 Febbraio 2004

Assemblee, occupazioni, battaglie legali e forse anche scioperi: i sindacati confederali regionali della scuola della Lombardia sono sul piede di guerra contro la riforma Moratti. Il primo appuntamento è fissato per domani quando in tutte le scuole della regione sono state indette tre ore di assemblea tra gli insegnanti ed eventuali forme simboliche di occupazione delle scuole.

Duri i toni usati dai sindacati: per Renato Capelli, segretario generale della Cisl scuola, il decreto della Moratti è “semplicemente inemendabile e da ritirare”. “Distrugge – ha spiegato Capelli – le migliori esperienze pedagogiche, ingessa l’autonomia delle singole scuole e soprattutto fa perdere centralità alla scuola pubblica riducendo il monte ore complessivo di formazione”.

“È una legge illiberale – ha rincarato la dose Leonardo Donofrio della Uil – ispirata alla filosofia del prima distruggiamo e poi ricreiamo”.

È ancora la questione del tempo pieno quella oggetto dei maggiori dissensi da parte sindacale. “È una questione – ha spiegato Wolfango Pirelli della Cgil – che in Lombardia ha un rilievo particolare. Basti pensare che nella nostra regione le scuole che applicano il tempo pieno sfiorano il 40%, a Milano addirittura il 90% a fronte di una media nazionale del 22%. Da questi dati appare chiaro che qui più che altrove il tempo pieno riveste un’importanza vitale anche dal punto di vista sociale”.

A preoccupare Cgil, Cisl e Uil c’è anche il problema degli organici e dei paventati tagli al personale. “Marzo sarà un mese decisivo – hanno spiegato i sindacalisti della scuola -. Se non avremo rassicurazioni sugli esuberi andremo sicuramente ad uno sciopero, eventualmente anche solo regionale”.

Le organizzazioni dei lavoratori della scuola preannunciano anche iniziative di natura legale per bloccare il decreto. “Ci sono già regioni – è stato detto – che hanno sollevato rilievi alla riforma perché la stessa andrebbe ad interferire con materia di competenza regionale. Noi solleviamo invece un rilievo costituzionale per eccesso di delega perché la legge non aveva previsto ad esempio l’istituzione della figura del tutor creato successivamente dal decreto di attuazione”.