C’è preoccupazione nel sindacato bresciano per gli effetti della Legge regionale sul riordino delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza. Per capire la dimensione del problema basta ricordare che a Brescia e provincia esistono 126 IPAB (in tutta la Lombardia sono 500) che operano nel settore educativo, prevalentemente si tratta di scuole materne, e in quello dell’assistenza agli anziani. Delle delle 96 case di riposo operanti nel bresciano, 80 sono delle IPAB, con una capacità di 6.350 posti letto. La preoccupazione sindacale, spiegata questa mattina nel corso di una conferenza stampa di Cgil Cisl e Uil, è soprattutto legata alla scelta gestionale che la Legge di riordino impone loro: restare nella sfera pubblica o passare ad una gestione privattistica.
Non si tratta di un processo decisionale senza conseguenze, sia perché incide sul sistema dei servizi di cura e assistenza, sia per gli effetti previdenziali e assistenziali per i circa 4.000 lavoratori delle IPAB bresciane.
“Prima di tutto a noi interessa che la qualità del servizio raggiunta sul nostro territorio – spiega Angelo Galeazzi della FPS Cisl – non sia messa in discussione. In secondo luogo chiediamo l’apertura di un confronto con le IPAB e con i Comuni interessati per conoscere gli orientamenti nella scelta di gestione e rappresentare il punto di vista dei lavoratori. In sede di approvazione dela Legge siamo riusciti ad incidere con modifiche sostanziali sulla proposta della Giunta Regionale sui temi riguardanti il personale: dalla salvaguarda dei livelli occcupazionali e dei trattamenti giuridici ed economici al matenimento dei contratti in essere per tuto il periodo di transizione, fino alla salvaguardia del ruolo e delle funzioni degli attuali segretari delle IPAB”.
L’impegno delle Organizzazioni Sindacali vuol rendere evidente l’orientamento a favorire il mantenimento nell’area pubblica di queste strutture, in quanto fondamentali per garantire il governo pubblico della rete dei servizi. Aziende pubbliche, che, partendo dalle esperienze, dalle competenze e dalle operatività esistenti, diventino il perno attorno a cui sviluppare le attività socio-assistenziali e sanitarie nei territori.
Cgil Cisl e Uil di settore chiedono inoltre che vengano realizzate sinergie tra le diverse istituzioni per gestire i servizi in modo integrato, mentre sul versante contrattuale derivante dalla scelta tra pubblico e privato il sindacato auspica che il contratto attualmente operante continui ad essere applicato in futuro sia ai lavoratori che risulteranno dipendenti della trasformazione pubblica come per quelli che operaranno in strutture privatizzate, e che sia garantito ai futuri assunti nelle due diverse tipologie societarie lo stesso trattamento dei dipendenti già in servizio, perché è inaccettabile l’idea di condizioni contrattuali diverse per lavoratori di uguale professionalità, nell’ambito dello stesso luogo di lavoro.
“Ai responsabili delle IPAB e ai Comuni – continua Galeazzi – chiediamo inoltre di privilegiare l’erogazione dei servizi con personale alle dirette dipendenze rispetto alla logica di esternalizzazione suffragata solo da scelte solo economiche, di favorire l’integrazione e l’implementazione delle dotazioni organiche con personale oggi presente ed operante nelle strutture, ma dipendente da cooperative, senza dimenticare la molteplicità delle collaborazioni che devono trovare definitiva regolamentazione”.
Nel medio periodo Cgil Cisl e Uil intendono realizzare un contratto di settore determinato in sede di contrattazione nazionale. Insomma, una vera e propria piattaforma unitaria che oltre a valorizzare le capacità professionali degli operatori è destinata ad incidere su una maggiore qualità dei servizi contrastando le logiche competitive giocate sulla riduzione del costo del lavoro.
Da ultimo, ma non certo per importanza, c’è il problema di un adeguato riconoscimento economico delle professionalità e dell’impegno rischiesto ai lavoratori.