Sanità regionale: trattenere su base volontaria il personale in età pensionabile
TORNA INDIETRO

Sanità regionale: trattenere su base volontaria il personale in età pensionabile

La proposta dell'assessore al Welfare Guido Bertolaso durante il convegno della Cisl su sanità e territorio

3 min per leggere questo articolo

Pubblicato il 18 Settembre 2023

“Stiamo lavorando con il Governo per un provvedimento che consenta di trattenere, su base volontaria, il personale sanitario che ha raggiunto l’età pensionabile. Contestualmente intendiamo destinare alla valorizzazione del personale il finanziamento statale al piano socio sanitario regionale”.

Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, ha risposto così alla grande preoccupazione legata alla carenza del personale emersa nel corso del convegno “Sanità e territorio” promosso dalla Cisl bresciana insieme alle categorie della Funzione Pubblica, dei Pensionati e della Cisl Medici.

Bertolaso ha subordinato a questo problema anche l’apertura delle nuove strutture socio sanitarie previste dalla riforma regionale: “Il tema non è quante Case di Comunità sono previste sul territorio (33) e quante ne sono state realmente avviate (8): noi pensiamo che prima di aprire strutture dobbiamo avere la certezza della copertura della pianta organica: medici, infermieri, operatori e tecnici”.

 

Far fare ai privati quello che serve e non solo quello che a loro conviene

A sollevare con forza la questione del personale che non c’è e che rischia di vanificare anche le migliori intenzioni della riforma, è stata Maria Rosa Loda, segretario territoriale della Cisl bresciana. Introducendo i lavori del convegno dopo il saluto del segretario generale Alberto Pluda,  ha anche messo l’accento sul tema pubblico/privato nella sanità regionale: “La sanita pubblica e la sanità privata devono convivere, e la seconda può integrare al servizio sanitario pubblico ma non sostituirsi. Allo stesso modo la governance sanitaria deve continuare a rimanere saldamente sotto la sfera pubblica. Per far convivere il privato con il pubblico è necessario un buon governo dell’offerta. Insomma: è necessario far fare ai privati quello che serve e non solo quello che a loro conviene”.

Che il problema sia reale lo ha confermato lo stesso Bertolaso che nel suo intervento, in videoconferenza dalla sede di Regione Lombardia, ha affermato di avere avviato un processo finalizzato al riequilibrio delle attività che oggi appaiono sbilanciate a favore sanità privata.

 

I nodi della gestione della riforma

Il convegno è proseguito con una tavola rotonda sulla “gestione e realizzazione della riforma sanitaria”, coordinata da Osvaldo Domaneschi, segretario regionale dei Pensionati Cisl, con interventi del vicesindaco di Brescia Federico Manzoni (È necessario un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali nelle decisioni sulla prossimità del servizio sanitario), del direttore generale della Asst Spedali Civili, Massimo Lombardo (La riforma cambierà strutturalmente la sanità territoriale, ma ci vorrà del tempo, compreso il reclutamento di personale per funzioni nuove e l’integrazione con l’assistenza ospedaliera), del direttore generale dell’Ats di Brescia Claudio Sileo (Assistiamo ad un calo di candidature senza precedenti nei bandi per medici ed infermieri, con ricadute inevitabili sul benessere organizzativo del sistema sanitario nel suo complesso).

 

La crisi delle professioni sanitarie

Altro segmento di riflessione è stato affidato alle voci della rappresentanza di lavoratrici e lavoratori della sanità e a quella istituzionale dell’Ordine dei Medici. Angela Cremaschini, segretario generale di Cisl FP Lombardia, ha messo l’accento sulla disparità di trattamento economico che investe le professioni sanitarie (Lo stipendio medio in Europa per gli operatori sanitari e di 1.600 euro in più rispetto a quello dei colleghi italiani) che è una, ma solo una delle cause del problema degli organici esploso in questi ultimi anni, frutto di errori di programmazione dei decenni passati e di una progressiva erosione del ruolo riconosciuto a queste professioni.
Simile, anche se specificatamente diversa, l’analisi del presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia, Ottavio Di Stefano, secondo il quale occorre chiedersi perché la medicina generale non è più attrattiva per i medici che si laureano, lamentando criticità ormai croniche, dall’’impatto della burocrazia sul lavoro quotidiano alla carenza del personale infermieristico e del personale di studio specializzato in informatica.

 

La bussola è il dettato costituzionale

Chiudendo i lavori del convegno Giovanna Mantelli, segretario provinciale dei Pensionati Cisl, ha ricordato che la bussola di ogni intervento non può che essere la Carta costituzionale che con l’articolo 32 garantisce a tutti i cittadini il diritto alla salute. Un diritto che ha bisogno di atti politici coerenti affinché cura e assistenza siano un bene universale e concretamente fruibile per tutti, soprattutto per le persone più deboli e fragili.