Politiche attive, Brescia è la peggiore in Lombardia
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Politiche attive, Brescia è la peggiore in Lombardia

A dicembre scadono i fondi del Pnrr: utilizzati solo 5 dei 15 milioni messi a disposizione della nostra provincia

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Pubblicato il 9 Dicembre 2022

Entro la fine del 2022 Brescia rischia di perdere oltre 10 milioni di euro del progetto Gol (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori). La notizia è di quelle sorprendenti, e non a caso il Giornale di Brescia la mette in prima pagina nell’edizione di questa mattina.

Su questa straordinaria opportunità per dare slancio alle politiche attive per il lavoro la Cisl ha investito, fin dall’avvio del progetto, tantissime energie. Infatti, la parola chiave affinché GOL funzioni è “collaborazione”. Lo hanno capito subito tutti gli addetti ai lavori – operatori dei Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro – non l’hanno capito gli uffici della Provincia di Brescia che avevano la responsabilità della gestione dei fondi ripartiti da Regione Lombardia.

Morale? Migliaia di disoccupati che non avranno la possibilità di un percorso di riqualificazione per essere reinseriti nel mondo del lavoro.

 

Da giugno ad oggi coinvolti 500 disoccupati. E gli altri 3.000?

“La Lombardia è stata tra le prime in Italia ad attivare il progetto GOL lo scorso giugno. – spiega Paolo Reboni, segretario della Cisl bresciana – La Provincia di Brescia doveva sviluppare entro il 31 dicembre almeno 3.500 riqualificazioni. In altri termini deve identificare 3.500 disoccupati, inserirli in progetti formativi e riqualificanti per l’inserimento lavorativo. A fine novembre siamo solo a 500: gli obiettivi reinserimenti lavorativi sono lontanissimi”.

In una recente riunione convocata da Regione Lombardia per fare il punto sul progetto, il ritardo di Brescia è apparso evidentissimo: rispetto a tutte le altre, la nostra provincia è quella che ha attivato il minor numero di contatti con i potenziali beneficiari del progetto GOL.

 

Occorre investire sul lavoro, non sull’assistenza

“Per una gestione maldestra delle questioni di privacy, gli uffici per il lavoro della Provincia di Brescia hanno tenuto per mesi nel cassetto i dati di 14.700 persone in attesa di riqualificazione. Per programmare – conclude Paolo Reboni – qualsiasi ente deve conoscere la platea di persone che gli verranno affidate, non avere i nomi con il contagocce. Pubblico e privato si devono scambiare elenchi magari stabilendo il doppio criterio della territorialità e delle caratteristiche delle persone valutate con l’assessment. Il problema creato dalla sordità di chi non ha risposto alle nostre preoccupate sollecitazioni ha sicuramente un impatto economico grave, ma ancora più grave è la sottovalutazione culturale e sociale. Investire sulla rioccupabilità delle persone vuol dire investire sul lavoro e non sull’assistenza”.

 

Politiche attive del lavoro, Brescia non spende 10 milioni di euro del Pnrr