Il mondiale dei record e dei morti sul lavoro
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Il mondiale dei record e dei morti sul lavoro

Sul Giornale di Brescia un articolo che sottolinea l'insopportabile vergogna dei Mondiali del Qatar

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Pubblicato il 13 Novembre 2022

Quelli che si giocheranno in Qatar da domenica prossima fino al 18 dicembre sono già i Mondiali di calcio dei record. Sarà la prima edizione ospitata in Medio Oriente. La prima ad essere disputata in inverno. Sarà anche la più costosa di sempre. E la più controversa di sempre.

Sono le prime righe dell’articolo principale nella pagina “Commenti e Opinioni” del Giornale di Brescia di oggi. È intitolato “Il mondiale dei record e dei morti sul lavoro”.

Una delle squadre che parteciperanno a questa edizione della competizione, la Danimarca, avrebbe voluto giocare anche con una maglia nera, in segno di lutto per le migliaia di operai, quasi tutti immigrati, che hanno perso la vita nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture necessarie ad ospitare il mondiale. Avrebbe voluto, ma l’organizzazione glielo ha vietato.

“Secondo il quotidiano britannico «The Guardian» – si legge nell’articolo – sarebbero almeno 6.750 quelli morti sul lavoro da 2010, anno in cui la Fifa ha designato il Qatar come paese ospitante, ad oggi. Le autorità qatariote negano, ma tanto sui numeri quanto sulle cause grava una clamorosa mancanza di trasparenza”.

 

Se si è riusciti a documentare questa tragedia lo si deve anche alla incessante campagna di informazione e di sensibilizzazione lanciata dal movimento sindacale internazionale alla quale ha aderito anche la Cisl.

 

Gli incidenti mortali rappresentano però solo la punta dell’iceberg di un sistema istituzionalizzato di sfruttamento nei confronti dei lavoratori immigrati, che in Qatar rappresentano il 98% della manodopera. Questo sistema ha un nome: kafala. In vigore in molti paesi del Medio Oriente, conferisce al datore di lavoro il ruolo di tutore (kafìl) del dipendente e dunque il controllo sugli aspetti burocratici legati alla sua permanenza nel Paese e alla sua vita professionale: il kafìl ha il potere di attivare o revocare il permesso di soggiorno del lavoratore, di decidere se e quando può lasciare il paese, di approvare il passaggio a un altro datore”.

Un meccanismo che rende i lavoratori “prigionieri di rapporti di lavoro segnati da abusi – come la mancata o ritardata retribuzione, molto frequente – e violenze fisiche e psicologiche”.

La Fifa, la Federazione internazionale che organizza tutte le manifestazioni internazionali di calcio, continua a far finta di nulla: “Pensiamo al calcio – ha scritto prontamente alle squadre partecipanti – non lasciamoci trascinare in battaglie ideologiche e politiche”. A conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, della sua massima preoccupazione per il business e della vergognosa insensibilità per il mancato rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori.