“Dopo il sequestro dell’area industriale della Caffaro, all’incertezza rispetto al proprio futuro si è aggiunta l’assenza della figura giuridica di riferimento e la difficoltà ad operare con numeri sempre più ridotti che non garantiscono la copertura dei turni in sicurezza”.
Lo scrivono Femca Cisl e Filctem Cgil in una lettera inviata a Custode giudiziario, Ministero dello Sviluppo economico, Prefettura, Regione, Comune di Brescia e Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
Dei 54 lavoratori della Caffaro Brescia (che non c’entra nulla con la Caffaro Chimica che è all’origine dell’inquinamento del terreno della fabbrica di via Milano) che dal 2011 opera nell’area sequestrata producendo sale per la depurazione dell’acqua, ne sono rimasti in servizio solo 30 con problemi oggettivi di adeguata copertura dei turni di lavoro in cui si assicura anche la funzionalità della barriera idraulica che impedisce ai veleni presenti nel terreno di entrare a contatto con la falda.
In questa situazione di incertezza i lavoratori stanno cercando lavoro altrove – si legge ancora nella lettera – “ma così si rischia che in assenza di personale le attività di sicurezza sul sito non siano più garantite”.
Servono indicazioni chiare, impegni precisi verso i lavoratori. E occorre fare presto. I sindacati chiedono a istituzioni e custode giudiziario le risposte di cui i lavoratori hanno diritto, senza costringerli a dover intraprendere azioni di mobilitazione di cui in questo momento farebbero volentieri a meno.