“Gentile direttore, come sindacato dei Pensionati Cisl di Brescia e Valle Camonica, ci siamo resi parte attiva nel comunicare ai nostri iscritti, ai pensionati e ai portatori di patologie in particolare, l’opportunità di vaccinarsi contro l’influenza, sollecitandoli a farlo. Tra il dire e il fare purtroppo le distanze sono grandi“.
Comincia così la lettera che Giuseppe Orizio, segretario generale della Fnp Cisl, ha inviato ai quotidiani locali, pubblicata questa mattina da Bresciaoggi.
La “distanza” a cui fa riferimento il sindacalista è quella denunciata dalla figlia di un’anziana, iscritta Cisl, ottantacinquenne, dopo la diffusione della newsletter Fnp che presentava la campagna vaccinale lanciata da Regione Lombardia.
Una testimonianza “che ben riassume il disagio in cui si trovano moltissime famiglie bresciane”, sottolinea Orizio.
L’ESPERIENZA
Vista la gravità della discriminante, che non riguarda solo mia madre, ma tutti i soggetti fragili seguiti da medici di base non aderenti al programma vaccinale (ben 154, cioè il 22 per cento dei medici di medicina generale bresciani) le chiedo gentilmente di dedicare due minuti alla lettura di questa testimonianza, che è voce di tutti i bresciani nella stessa situazione.
Mia madre, vostra associata da molti anni, è soggetto a rischio, ha 85 anni ed è in cura chemioterapica. La sua dottoressa di base non aderisce al programma vaccinale.
Non ha diritto a ricevere in priorità il vaccino antinfluenzale, come avviene invece per altri cittadini.
Nessuno degli uffici preposti da me contattati ha saputo dare risposta a questa grave anomalia discriminante.
Il 14 ottobre, esce il comunicato di Ats, dove è scritto nero su bianco, che i soggetti a rischio hanno diritto alla priorità.
1° contatto: la dottoressa di base. ESITO: non aderisce al programma vaccinale, riferisce di chiamare il centro vaccinale di competenza senza fornire recapito telefonico.
2° contatto: chiedo al reparto di Ematologia Day Hospital che ha in carico mia madre. ESITO: loro non si occupano dei vaccini, devo contattare il centro vaccinale, senza fornire recapito.
3° contatto: Asst 03039951 (il numero lo trovo indicato, come contatto per ricevere informazioni sulle vaccinazioni, sulla porta del centro a Borgo Trento dove ogni anno mia madre va sempre a fare la vaccinazione). ESITO: Asst Spedali Civili non si occupa delle vaccinazioni, devo contattare Ats, senza fornire recapito telefonico.
4° contatto: Ats 03038381, numero indicato sul loro sito. ESITO: se il proprio medico di medicina generale non aderisce al programma non resta che aspettare novembre e accedere senza priorità e facendo la coda (non esiste possibilità di prenotazione) nei centri che verranno in seguito indicati.
5° contatto: richiamo Ats 03038381. ESITO: bisogna aspettare novembre. Insisto e riferisco della discriminante, mi rimbalzano al centro vaccinale di via Acerbi 0303333409/410; insisto, mi rimbalzano all’ufficio relazioni con il pubblico di Ats. Rispiego tutto e cercano di liquidarmi con la solita risposta: aspettare novembre, fare coda. Insisto anche chiedendo che sono disposta ad aspettare se Ats mi assicura che mia madre non prenderà l’influenza prima di metà novembre, cosa che loro, ovviamente, non possono assicurarmi. Insisto ancora finché l’operatore non riconosce la discriminante. L’operatore dice che riferirà; insisto e lascio i miei dati di contatto chiedendo di essere richiamata.
Resto nella speranza che si attivino seriamente per una soluzione per mia madre e per tutti quanti sono nella stessa situazione, non possono lasciarci soli è inaccettabile.
Conclusioni: nessuno si prende carico del paziente a rischio: – no dottoressa di base – no ambulatorio in ospedale che l’ha in carico (come invece dovrebbe essere, come da indicazione sul comunicato Ats) – no Asst – no Ats.
C’è davvero di che riflettere!