Invatec, in Regione sottoscritta la procedura per un massimo di 125 licenziamenti
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Invatec, in Regione sottoscritta la procedura per un massimo di 125 licenziamenti

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Pubblicato il 6 Giugno 2017

La lunga vicenda della ristrutturazione produttiva della Medtronic Invatec di Roncadelle è arrivata ad un passaggio che le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno cercato di scongiurare in tutti i modi. “Oggi – scrivono Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec e Rsu in un comunicato stampa – nella sede della Regione Lombardia è stata sottoscritta l’esperita procedura riguardante i licenziamenti collettivi attivati dalla Invatec. Da anni, di fronte al piano di ristrutturazione aziendale, si sono utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, compreso il contratto di solidarietà: oggi però le norme vigenti non consentono più l’utilizzo di alcun strumento”.

L’esperita procedura – precisa il documento sindacale – riguarda fino a un massimo di 125 licenziamenti e previdenze economiche a favore dei lavoratori licenziati. Si applicherà prioritariamente il criterio della non opposizione al licenziamento e in subordine i criteri di legge.

Due le novità contenute nel verbale: “l’accettazione dell’azienda ad interventi di trasformazione part-time con conseguente riduzione degli esuberi; il recepimento nel verbale di esperita procedura del documento sottoscritto con la Provincia di Brescia il lo scorso 5 giugno per l’attivazione di specifiche politiche attive finalizzate alla ricollocazione (con risorse dedicate dalla Provincia stessa) ammontanti a circa 250.000 euro. Tali risorse saranno finalizzate ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato del personale Invatec”.

Con rammarico – conclude la nota Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltgec e Rsu – registriamo la perdita di posti di lavoro e riteniamo che il Governo debba prevedere specifiche normative riguardanti le delocalizzazioni, così come riaprire con determinazione la politica di sviluppo e la politica industriale nel nostro Paese senza disperdere le nostre eccellenze è una priorità non più rinviabile. Qualsiasi politica attiva destinata alle persone espulse dal ciclo produttivo non risolve certo il tema dell’occupazione, del rilancio industriale e tanto meno della dignità della persona legata al suo lavoro”.