70 posti di lavoro a rischio alla NK di Ceto. Fallisce la partnership con il Gruppo Albini
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70 posti di lavoro a rischio alla NK di Ceto. Fallisce la partnership con il Gruppo Albini

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Pubblicato il 21 Ottobre 2015

stabilimento nk-gruppo albini a ceto (bs)Amarezza e rabbia tra i 70 lavoratori della NK di Ceto: il lavoro della filatura della Valle Camonica è a rischio dopo che il principale committente – il Gruppo Albini di Bergamo – ha comunicato la rescissione del contratto.

LE AMBIZIONI DEL 2012
Presentando sul sito internet aziendale la propria articolazione produttiva (sede centrale ad Albino, uno stabilimento a Brebbio in provincia di Varese, due in Egitto, uno nella Repubblica Ceca) a proposito della fabbrica in Valle Camonica l’azienda bergamasca scrive: “L’attenzione alle materie prime è stata nuovamente confermata nel 2012 con l’inizio della produzione diretta di filati di altissima qualità nella nuova linea di filatura all’interno dello stabilimento di Ceto (BS). Qui il Gruppo Albini, in partnership con il Gruppo Niggeler & Küpfer, abbina alla produzione di filati un’intensa attività di ricerca e sviluppo per ottenere filati e, quindi, tessuti ancora più innovativi”.

PERDITA DI MERCATO?
Un progetto naufragato – stando alle dichiarazioni fatte dalla direzione della NK in un incontro con le organizzazioni sindacali avvenuto nella sede dell’Associazione Industriale Bresciana – per la perdita di mercato del prodotto realizzato nella filatura di Valle Camonica. Una motivazione che non convince Femca Cisl e Filctem Cgil, visto che “il contratto di solidarietà in vigore dal primo gennaio 2015 è stato firmato a fronte di investimenti e obiettivi a medio e lungo termine”.

LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO
AVREBBE UN IMPATTO SOCIALE PESANTISSIMO
Se la decisione di recesso del contratto con il committente principale dovesse essere definitiva – scrivono le organizzazioni sindacali in un comunicato – l’impatto sociale sarà pesantissimo in quanto ricadrà su un territorio già colpito dalla crisi industriale e privo di alternative occupazionali”.

Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un confronto con il Gruppo Albini e intendono coinvolgere nella vertenza le istituzioni locali.