Per far fronte alla morosità incolpevole, a Brescia si sperimenta il microcredito. Comune e Regione (che finanzia l’intervento con 1 milione e 200 mila euro, mentre Palazzo Loggia stanzia poco meno di 400 mila euro) hanno dato attuazione all’intesa dello scorso maggio per sostenere il pagamento degli affitti attraverso l’erogazione dei piccoli prestiti, a fronte della rinuncia dei proprietari a ricorrere allo sfratto. Potranno utilizzare questa opportunità i titolari di locazione che si trovano in difficoltà per situazioni particolari come la perdita del posto di lavoro, ma che comunque hanno – si legge nel bando – una presumibile capacità lavorativa futura.
Le domande potranno essere presentate concordando un appuntamento al Servizio Casa del Comune di Brescia, in Piazzale della Repubblica 1 aperto il lunedì, martedì e mercoledì dalle 9 alle 12, il giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 15; per informazioni telefoniche è possibile chiamare il numero 030 2977430 oppure 030 2978976.
Sull’iniziativa dell’Amministrazione comunale, Fabrizio Esposito, responsabile del Sindacato inquilini della Cisl, ha espresso un’articolata valutazione mettendo in luce che dalla sperimentazione devono derivare scelte e azioni strutturali.
LA NOTA DEL RESPONSABILE DEL SICET CISL DI BRESCIA
Fabrizio Esposito
La fascia delle famiglie che possono accedere al nuovo “fondo sfratti” è stata determinata sostanzialmente in base a 2 requisiti: la condizione di morosità incolpevole (almeno 6 mesi e provocata da una caduta del reddito per fatti sopravvenuti come il licenziamento oggettivo, la cassa integrazione, il mancato rinnovo del contratto di lavoro a termine, il contratto di solidarietà con riduzione dell’orario di lavoro, l’infortunio o decesso del lavoratore) e la condizione reddituale (che deve rientrare fra i 4100 e i 13000 euro con certificazione ISEE).
Quindi la misura si rivolge alle famiglie che hanno conservato una residua capacità di spesa e non riguarda invece i casi di disagio estremo per i quali invece sarà utilizzabile il “fondo per la morosità incolpevole” istituito dalla Legge regionale 80 del 2014, per il quale lo Stato ha già ripartito il primo stanziamento di 20 mln di euro attribuendone quasi cinque (4,7) alla Lombardia. Siamo quindi in attesa della delle linee guida per l’impiego di questi soldi da parte dei Comuni ad alta tensione abitativa.
Siamo in presenza dunque di “misure tampone”, ma va detto che il progetto del Comune di Brescia cerca anche di favorire un rilancio del mercato della locazioni. Lo fa restituendo fiducia ai proprietari mediante un sistema di garanzie (è il caso del contratto garantito e del microcredito all’inquilino) e cercando di favorire la diffusione dei contratti concordati canone calmierato (è il caso del recupero dello sfitto da riaffittare a canone concordato). In questa direzione va già una deliberazione regionale che stanzia complessivamente 8 milioni di euro (6 trasferiti dallo Stato) per incentivare la rinegoziazione dei canoni di locazione al ribasso.
D’altra parte – considerato il divario fra i prezzi (che sono cresciuti moltissimo nel periodo del boom immobiliare fra il 1999 ed il 2007) ed i redditi delle famiglie (che sono scesi paurosamente dal 2008-2009 per effetto della crisi) e stante l’insufficienza del patrimonio di edilizia pubblica a canone sociale rispetto alla domanda – servono proprio dei provvedimenti finalizzati a ridurre il divario fra la domanda e i prezzi di mercato.
Ben vengano dunque queste misure sperimentali “tampone” piuttosto che gli ”incentivi” per i canoni calmierati, purché lo Stato e la Regione provvedano velocemente al riparto di tutti i fondi che sono stati stanziati ed assumano le ulteriori iniziative che sono necessarie per favorire la sostenibilità dei canoni di locazione da parte delle famiglie in affitto. Se poi queste misure si riveleranno efficaci e sufficienti dovranno diventare in qualche modo strutturali ed applicabili in tutti i Comuni effettivamente interessati dall’emergenza abitativa (che sono sicuramente di più di quelli definiti attualmente come ad alta tensione abitativa).
In caso contrario servirà quello che da molto tempo chiede Sicet, il Sindacato inquilini della Cisl, e cioè una riforma della legge regolatrice del mercato delle locazioni che attribuisca un carattere preminente ai canoni concordati definiti dalla contrattazione fra i sindacati degli inquilini e dei proprietari.