Edilizia, i sindacati bocciano lo “sblocca Italia”: così non si esce dalla crisi!
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Edilizia, i sindacati bocciano lo “sblocca Italia”: così non si esce dalla crisi!

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Pubblicato il 11 Settembre 2014

edilizia-cantiere Il decreto “sblocca Italia” non è sufficiente a far ripartire un settore, come quello edile. E’ una presa di posizione dura quella dei segretari generali dei sindacati delle costruzioni Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. Dall’inizio della crisi a oggi il settore ha registrato contrazioni vertiginose in tutte le sue principali voci: addetti (-47%), ore lavorative (-49%), compensi salariali (-43%) e imprese attive (-40%). Il Governo ha risposto con grandi annunci, purtroppo lontanissimi dalla realtà.

TEMPISTICA INADEGUATA – Con grande enfasi il Governo ha spiegato che nel decreto “sblocca Italia” sono previsti 3,9 miliardi di euro per interventi su 31 opere. Ma entro il 2015 sono effettivamente spendibili solo 296 milioni, 150 lo saranno del 2016. Per il resto bisognerà aspettare oltre il 2017. Per un settore in agonia come l’edilizia questa tempistica è assolutamente inadeguata.

[QUI i numeri e gli approfondimenti della denuncia dei sindacati edili]

UN LUNGO ELENCO DI CRITICITÀ – I sindacati hanno poi evidenziato una serie di altre criticità. “L’elenco è lungo – ha detto Domenico Pesenti, segretario nazionale della Filca Cisl – e parte dal mancato allentamento del Patto di stabilità, utile per far partire migliaia di piccole opere bloccate dai vincoli. Poi spiccano l’assenza di progetti di riqualificazione urbana e la scomparsa del regolamento edilizio unico, che in un primo tempo era stato annunciato. Come sindacati, inoltre, avevamo chiesto l’adeguamento dei regolamenti edilizi alle norme sul risparmio energetico, che non figura nel testo definitivo”.

RINVII COLPEVOLI – Problemi ci sono anche in merito alle agevolazioni fiscali previste per i lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici, strumento che negli ultimi tempi ha permesso al settore, se non di tirare il fiato, almeno di contenere i segni negativi. “Rimandare questi provvedimenti alla legge di stabilità è sbagliato – sottolinea il segretario generale della Filca – vista la positività degli effetti conseguiti in termini economici, ambientali e sociali. E giudichiamo sbagliato aver stralciato dal testo del provvedimento l’applicazione del bonus fiscale per la riduzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale, a prescindere dalla zona sismica”.

Preoccupazione c’è anche sulla volontà di semplificare le regole del settore edile, una intenzione buona sulla carta che però nasconde spesso il tentativo di indebolire regole e controlli sulla qualità delle imprese, con ripercussioni sulla qualità del lavoro e sulla sicurezza.