Le assemblee sulla rappresentanza?  A Brescia si è persa un’altra occasione
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Le assemblee sulla rappresentanza? A Brescia si è persa un’altra occasione

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Pubblicato il 9 Aprile 2014

CISL CONFERENZA STAMPAUn’occasione persa. Il segretario provinciale della Cisl bresciana, Enzo Torri, tira le somme delle assemblee nei luoghi di lavoro dedicate all’accordo sulla rappresentanza. “Il bilancio di queste settimane di confronto con i lavoratori ha una voce estremamente positiva ed una colpevolmente negativa. La prima è quella dell’incontro con tantissimi lavoratori; la seconda è il “modello rissa” a cui i campioni della democrazia a parole e del sindacalismo da tribunale hanno piegato le assemblee”.

Davanti a lavoratori che sono alle prese ogni giorno con i problemi e le incognite della crisi – osserva il leader della Cisl bresciana – con una tassazione del lavoro che pesa in maniera sempre più scandalosa sulla loro busta paga, con prospettive incerte per la loro pensione, la Cgil ha messo in scena la rappresentazione del ci vuole ben altro”, con grandi discorsi di strategia politica, di contestazioni congressuali e il solito repertorio di insulti e di insinuazioni verso gli altri sindacati.

Una lunga riflessione quella di Torri – pubblicata stamattina dal Giornale di Brescia – dalla quale emerge la determinazione della Cisl a continuare “a lavorare sugli obiettivi che queste assemblee non hanno potuto discutere e per far crescere l’idea di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori” che oggi sono i soli strumenti in grado di incidere sulle dinamiche tra capitale e lavoro.

Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale della riflessione del segretario provinciale della Cisl di Brescia.

 

Le assemblee dedicate all’accordo sulla rappresentanza:
a Brescia un’occasione che si è persa

Le assemblee che vanno concludendosi in questi giorni nei luoghi di lavoro per illustrare il testo unico sulla rappresentanza sottoscritto unitariamente lo scorso gennaio con Confindustria da Cgil Cisl e Uil, hanno avuto un preciso comune denominatore: non sono state assemblee unitarie. A Brescia non si è potuto andare oltre ad una semplice condivisione dei calendari.

UN BILANCIO SCONFORTANTE – Il bilancio di queste settimane di confronto con i lavoratori ha una voce estremamente positiva ed una colpevolmente negativa. La prima è quella dell’incontro con tantissimi lavoratori; la seconda è il “modello rissa” a cui i campioni della democrazia a parole e del sindacalismo da tribunale hanno piegato le assemblee. Che finisse così era purtroppo nell’ordine delle cose, visto che Brescia è uno dei fortini della battaglia della minoranza cigiellina contro l’accordo unitario, vista la politicizzazione dello scontro operata da quella parte sindacale, visto che fa sempre più rumore un albero che cade rispetto alla foresta che cresce.

LA CGIL HA TRASFERITO NELLE ASSEMBLEE LE SUE DIVISIONI INTERNE – Ho rispetto per il non facile dibattito scoppiato all’interno della Cgil tra sostenitori e oppositori dell’accordo unitario, ma sono sconcertato dall’irresponsabilità di chi ha voluto trasferire nei luoghi di lavoro le divisioni interne dell’organizzazione. Nelle assemblee – convocate per illustrare un accordo a suo modo storico per il sindacato, che su un tema delicatissimo quale quello della rappresentanza ha trovato una mediazione alta tra tutte le posizioni e le sensibilità in campo con l’obiettivo di favorire percorsi più unitari – di rappresentanza si è parlato pochissimo.

IL TOTEM DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA – A tenere banco è stato il ritornello della democrazia diretta, del diritto del lavoratore di condizionare le decisioni della sua stessa organizzazione frutto, magari, come è stato per quello in questione, di tre anni di lavoro. Spieghino questi dirigenti per quale ragione il loro sindacato ha fatto eleggere dei delegati sui luoghi di lavoro e li ha mandati ad un congresso, che a sua volta ha eletto un gruppo dirigente, che poi ha votato una segreteria affidandole la gestione delle politiche sindacali, se alla fine pretendono di cancellare il tutto per rimettere ogni decisione alla democrazia assembleare. Certo, in questo modo non ci si prende mai una responsabilità, la scaricano sui lavoratori. E pensare che sono gli stessi che si scagliano contro la demagogia dei politici!

CI VUOLE BEN ALTRO! – Davanti a lavoratori che sono alle prese ogni giorno con i problemi e le incognite della crisi, con una tassazione del lavoro che pesa in maniera sempre più scandalosa sulla loro busta paga, con prospettive incerte per la loro pensione, la Cgil ha messo in scena la rappresentazione del “ci vuole ben altro”; e via di strategia politica, di contestazioni congressuali, di insulti e di insinuazioni verso i sindacati collaborazionisti.

UN ACCORDO IMPORTANTE DEL QUALE NON SI E’ POTUTO PARLARE – Quello sulla rappresentanza è un accordo importante perché per la prima volta ognuno ha rinunciato a qualcosa a favore di un interesse comune. Si è fatto quel che è necessario fare quando ci si dà un obiettivo condiviso, in questo caso un quadro di certezze nella contrattazione e nella rappresentanza, un contributo unitario per togliere incertezze al sistema delle relazioni sindacali e industriali nel nostro Paese.
Anche la Cisl avrebbe voluto che ci fosse nel testo qualcosa di più marcatamente vicino alla sua specifica cultura sindacale, ma ci ha rinunciato: il risultato complessivo era ed è più importante del particolare.

UN VOTO COME PRETESTO – Ma il “modello rissa” non si cura di queste cose e si appresta, dopo avere stravolto il senso delle assemblee, ad un’altra messa in scena, quella di un voto (che Cgil Cisl Uil a livello nazionale hanno insieme escluso), aggravato dal fatto che chi lo impone sa benissimo che non avrà alcuna validità e che servirà unicamente a tenere vivo lo scontro interno della Cgil (che comunque a stragrande maggioranza ha già approvato l’accordo).

LA CISL GUARDA AVANTI – In una società come la nostra divisa su tutto, dove trionfano vecchi e nuovi populismi, dove le persone non sanno più a chi affidarsi per trovare risposte ai loro problemi, a Brescia si è persa un’altra occasione. E non provo alcuna soddisfazione nel dire che la colpa è tutta del sindacalismo conflittuale e antagonista che a Brescia – con tante complicità, più o meno consapevoli, in tutti gli ambienti – la fa da padrone. Queste assemblee sono state un’occasione persa per il rilancio del sindacalismo unitario e per far fare un passo avanti all’idea di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori. Noi continueremo a lavorare sugli obiettivi che queste assemblee non hanno potuto discutere. Con il coraggio di guardare avanti lasciando altri alle loro tristi nostalgie.

Enzo Torri
Segretario provinciale Cisl Brescia