Confermato per la giornata di mercoledì 19 marzo lo sciopero nazionale del trasporto pubblico. Giornali, radio e televisione ne riferiscono da giorni, ma è quasi impossibile trovare traccia delle motivazioni di questo nuovo blocco di autobus e metropolitane.
AZIENDE (E INFORMAZIONE) NON SPIEGANO IL PERCHÉ DELLO SCIOPERO
Una situazione paradossale in cui le aziende del trasporto pubblico fanno a gara nel mandare comunicati alla stampa sui “possibili disservizi per gli utenti” lasciando intendere che, ovviamente, non è colpa loro. Ed anche il sistema dell’informazione finisce nella trappola, rinunciando a capire e spiegare perché i lavoratori del traporto pubblico sono costretti ancora una volta a rimetterci soldi in busta paga.
DA QUASI 7 ANNI SENZA CONTRATTO
Da ormai sette anni il contratto nazionale di lavoro del trasporto pubblico è scaduto, e le associazioni di rappresentanza delle aziende Asstra e Anav cercano semplicemente di scaricarne i costi su Regioni, Province e Comuni senza affrontare i nodi della riorganizzazione del settore.
A RIMETTERCI SONO I LAVORATORI E I CITTADINI. MA SE LE AMMINISTRAZIONI SI RIVALESSERO SULLE AZIENDE LA MUSICA CAMBIEREBBE
La Fit Cisl denuncia l’irresponsabilità delle associazioni datoriali e avanzano una proposta alle Amministrazioni locali: trattenere dai contributi alle aziende del trasporto pubblico il doppio dell’importo complessivo delle trattenute in busta paga ai lavoratori che sciopereranno, sia per equità col sacrificio dei dipendenti che per il disagi di cui sono responsabili coloro che tengono bloccato un rinnovo contrattuale dovuto da sette anni. Se pagassero anche le aziende – ribadisce la Fit Cisl – probabilmente vedremmo un altro film.
LE MODALITÀ DELL’AGITAZIONE
Lo sciopero di mercoledì è stato proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Fna e Faisa Cisal; sarà per l’intera giornata, fatte salve le fasce di garanzia: tutti i mezzi resteranno fermi dalle ore 8.30 alle 17 e dalle 20 fino a fine servizio.