Allarme Cisl, nel 2013 a rischio 123 mila posti di lavoro
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Allarme Cisl, nel 2013 a rischio 123 mila posti di lavoro

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Pubblicato il 2 Giugno 2013

Altri 123mila posti di lavoro a rischio nel 2013, dopo 674mila persi in 5 anni: tra 2008 e 2014 il Paese ha perso il 2,4% di occupazione, il 6% di Pil, il 4,3% di consumi famiglie, il 20% degli investimenti. L’allarme arriva dal rapporto della Cisl sull’Industria. «Rischiamo di diventare una Repubblica fondata sul non lavoro», commenta Raffaele Bonanni.

Oggi è il 2 giugno, una ricorrenza importante. Ma c’è poco da festeggiare» aggiunge dice il leader Cisl. Quindi avverte: «Occorre uno choc fiscale, un provvedimento straordinario per dimezzare le tasse, far ripartire la nostra economia, sollevare i salari ed i consumi». Possiamo uscire dalla crisi, dice il segretario generale della Cgil, «se ci sarà, come ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Napolitano l’impegno di tutti e il massimo della coesione nazionale». Serve uno choc fiscale. Ma, aggiunge allo stesso tempo «occorre incentivare fiscalmente la creazione di nuovi posti di lavoro». «Sarà questa la richiesta forte che faremo al Governo – anticipa Bonanni – nel corso del nostro Congresso della Cisl e nella manifestazione unitaria che abbiamo programmato il 22 giugno a Roma» (corriere.it)

 

X Rapporto Cisl Industria, contrattazione e mercato del lavoro

Negli ultimi cinque anni nell’industria sono già andati persi 674 mila posti e altri 123 mila sono a rischio nel 2013. Numero che potrebbe salire ad almeno 300 mila se si considera la cassa integrazione ordinaria. Dal 2008 al 2012 in Italia si e’ perso il 2,4% dell’occupazione, il 6% del Pil, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Solo le esportazioni hanno mantenuto i volumi del 2008. Inoltre, l’industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l’8,3%, le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2% degli addetti.

Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente “protette” come Ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica-Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017). La stima dei lavoratori equivalenti a forte rischio occupazionale per l’industria e le costruzioni tocca già le 123.130 unità. Ma questo dato non tiene conto della Cassa Ordinaria e si basa sul cosiddetto “tiraggio” (il rapporto fra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle imprese) di Cigs e Cigd. Dato che i lavoratori equivalenti sono considerati a zero ore di lavoro, e stante le pratiche di rotazione dei lavoratori in cassa, i lavoratori effettivi a forte rischio occupazionale sono in numero molto maggiore, almeno il doppio dei lavoratori equivalenti.

Nei primi tre mesi del 2013 prosegue la tendenza alla riduzione delle imprese attive. E’ il peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe delle imprese Unioncamere dal lontano 2004, con un tasso di crescita negativo del – 0,51% (diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368).

Il Rapporto industria della Cisl contiene anche una serie di proposte: dalle infrastrutture, all’export, ai distretti industriali, all’innovazione, alle politiche attive del lavoro su cui e’ possibile un confronto immediato tra governo e parti sociali per rilanciare la crescita.