Valgiovio (Fim): Federacciai insegue la Fiom ma la siderurgia ha bisogno di relazioni nuove
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Valgiovio (Fim): Federacciai insegue la Fiom ma la siderurgia ha bisogno di relazioni nuove

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Pubblicato il 29 Ottobre 2012

Sono tante le domande attorno alla “sorprendente” richiesta del Presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, di un patto tra imprese e Fiom per il rilancio della siderurgia lanciato da Brescia la scorsa settimana. Un colpo di teatro al quale però manca sostanza, fa notare il Segretario dei meccanici della Cisl Laura Valgiovio.

Il problema – scrive la sindacalista in una nota – è che la siderurgia avrebbe bisogno di “una nuova organizzazione degli orari, politiche attive di sviluppo, investimenti e partecipazione dei lavoratori, chiamando lo Stato a mettere in campo strumenti espansivi e non solo difensivi”.

LA SIDERURGIA DEVE RIPENSARE LE SUE RELAZIONI
“Oggi la siderurgia bresciana ha bisogno di un rinnovato modello industriale – aggiunge la leader della Fim bresciana – e di relazioni sindacali coerenti con processi di miglioramento che tutelino il lavoro. Probabilmente questo rinnovato modello è alla base del richiamo, proprio a Brescia, del Presidente di Federacciai. La realtà siderurgica bresciana, e non solo quella, è esempio infatti di politiche sindacali gestite con gli specchietti retrovisori”.

QUALE FIOM HA IN MENTE FEDERACCIAI PER IL SUO PATTO?
Il Segretario dei meccanici della Cisl spiega il suo punto di vista con qualche domanda: “Sarebbe interessante capire a quale Fiom l’industriale pensa di rivolgersi. Quella della Redaelli, dove i meccanici della Cgil non solo hanno osteggiato un accordo sugli orari per far fronte ad una commessa, ma hanno anche scioperato (con i soliti metodi “convincenti”) contro le assunzioni a cui l’azienda ha dovuto ricorrere. Oppure Federacciai pensa alla Fiom della Fondital dove l’azienda aveva chiesto un accordo sulla turnistica e si è preferito lasciare libertà di gestione piuttosto che fare accordi. Ma forse il presidente di Federacciai pensa ad un patto con la Fiom della Federal Mogul che insegue la reindustrializzazione del sito al posto di un piano di rioccupazione. Un altro modello Fiom è quello della Cacciamali, dove ha impedito che un industriale rilevasse l’azienda, consegnandola così alla definitiva chiusura, perché non rispondeva alle logiche del ‘tutti o nessuno’. O la Fiom della Glisenti che promuove cause contro accordi di investimenti, riorganizzazione e salario”.

Insomma, c’è di che riflettere! Ma il Segretario della Fim Cisl di Brescia aggiunge altre due questioni al messaggio per il presidente di Federacciai.

AI TAVOLI CONTRATTUALI CI VUOLE COERENZA…
“Anziché un patto per la siderurgia – scrive Valgiovio – dovrebbe lanciare un patto con i siderurgici e con la rappresentanza che discute il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro e in coerenza con la loro rappresentanza chiedere interventi statali”.

…E RESPONSABILITA’
“Alla Fiom invece, dovrebbe ricordare che le crisi si affrontano non solo con strumenti difensivi ma anche attivi e con la responsabilità di stare ai tavoli di confronto piuttosto che abbandonarli per poter accusare chi la responsabilità la assume fino in fondo di mirare al contratto separato. Nessuno ha mai cacciato la Fiom: se n’è sempre è andata da sola! E non può pensare, andandosene, di dettare regole in virtù della buona stampa di cui gode il suo leader. Ci pare che all’Ilva non sia certo la Fiom in prima linea per mantenere una realtà industriale importante per il paese e per la siderurgia stessa!”.

POLITICHE DI SVILUPPO, NON PATTI DI PICCOLE CONVENIENZE
“La Fim – conclude Laura Valgiovio –ribadisce che la crisi non si può affrontare unicamente accompagnando i lavoratori alla pensione ma offrendo percorsi che accompagnano a nuovi lavori. Per questo è utile il confronto tra Sindacati e Confindustria per chiedere al Governo politiche di sviluppo che vanno ben oltre patti estemporanei lanciati sull’onda delle empatie di un convegno accontentandosi delle piccole convenienze”.