La Fiom Cgil allontana da Brescia investimenti e possibilità di lavoro
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La Fiom Cgil allontana da Brescia investimenti e possibilità di lavoro

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Pubblicato il 20 Aprile 2011

La vicenda della Cacciamali di Mairano è un altro segnale dei danni gravissimi al sistema economico, produttivo e occupazionale che i comportamenti della Fiom Cgil vanno seminando nel territorio bresciano. Con la logica del “o tutti o nessuno”, la Fiom ha mandato a monte un’ipotesi di intesa concreta che avrebbe rimesso in moto un meccanismo imprenditoriale decisivo sia per la sopravvivenza dell’azienda che per l’area in cui l’azienda è inserita. Laura Valgiovio, che dei metalmeccanici della Cisl è il Segretario generale, ha messo in fila, in una conferenza stampa che ha tenuto oggi pomeriggio, le vertenze sindacali che la Fiom ha bloccato e i centinaia di posti di lavoro che si sono persi grazie al “sindacato del no”: Gs di Villa Carcina, Italcables diSarezzo, FederalMogul di Desenzano. E purtroppo da qui all’estate altri nodi produttivi arriveranno al pettine, situazioni che riguardano complessivamente più di 500 posti di lavoro: applicando lo schema Fiom, posti di lavoro persi prima ancora di cominciare a discutere. “A Brescia – spiega senza mezzi termini la Valgiovio – c’è ormai una modalità di confrontarsi e discutere a livello sindacale che fa paura ai lavoratori. Oggi a Brescia i lavoratori non possono decidere sul loro futuro, perché la Fiom invoca la democrazia a parole e la impedisce nei fatti; tutto ciò mentre nel resto d’Italia non mancano, dalla Indesit alla Elettrolux, scelte coraggiose. Gli industriali considerano Brescia una provincia in cui è impossibile investire in progetti importanti e la Fiom sta contribuendo ad allontanare le risorse per il rilancio del territorio”.
“La drammatica realtà è che il lavoro, oggi, non è un bene abbondantemente disponibile – ha concluso Enzo Torri, Segretario generale della Cisl di Brescia – Un sindacato può benissimo occuparsi di tutto, come fa la Fiom e come fa la Cgil di Brescia, ma quando dimentica che il suo primo compito è la contrattazione, la difesa dei posti di lavoro e la creazione delle condizioni per garantire occupazione e sviluppo, a quel punto bisogna dire che non sta più facendo sindacato”.