Purtroppo quando si parla di immigrazione vincono ancora diffidenza e pregiudizio. E’ quanto emerge dalla presentazione dell’Annuario 2010 del Cirmib, Centro interuniversitario di Ricerca sulle Migrazioni di Brescia avvenuta oggi nell’aula magna dell’Università Cattolica. I dati confermano ciò che ognuno può vedere quotidianamente attorno a sé: una presenza diffusa dell’immigrazione sul territorio, indissolubilmente legata al lavoro e a progetti di stabilizzazione di lungo periodo (come evidenziano i numeri: quattro immigrati su cinque vivono con la famiglia, il 15% ha una casa di proprietà; la metà degli immigrati presenti sul nostro territorio è in Italia da più di cinque anni).
La direttrice del Cirmib, Elena Besozzi, ha sottolineato che l’ambizione del rapporto annuale sull’immigrazione – che quest’anno ha come titolo “Italiani e stranieri al lavoro” – realizzato dalle due università bresciane è quello di andare oltre i pregiudizi, mettendo a disposizione dati reali e spunti di riflessione.
Nel corso della tavola rotonda che è seguita alla presentazione dei dati, il tema emerso con prepotenza è quello delle seconde generazioni, figli nati in Italia da genitori stranieri. Franco Valenti, per molti anni responsabile dell’Ufficio stranieri del Comune di Brescia e oggi presidente della Fondazione Piccini, ha sottolineato il pericolo che cresca nelle seconde generazioni una sorta di rancore determinato dall’esclusione dalle opportunità. Per evitarlo occorre fare in modo che gli immigrati siano sempre più attori della società civile, che si favoriscano i percorsi di formazione e scuola e si accrescano le competenze linguistiche. Giovanna Mantelli, componente della Segreteria della Cisl di Brescia ha messo l’accento sulle disparità di trattamento che la nostra società riserva ancora ai nuovi cittadini bresciani: “da un lato scontano la mancata conoscenza dei loro diritti – ha detto la sindacalista della Cisl – dall’altro, nel limbo di non sentirsi cittadini a pieno titolo, vivono una condizione di inferiorità nei confronti dei datori di lavoro”. Affrontare il tema della cittadinanza per le seconde generazioni diventa dunque decisivo per superare le ambiguità che permangono nelle relazioni con gli immigrati: riconoscere la cittadinanza ai figli nati in Italia da genitori stranieri getterebbe un ponte straordinariamente importante sulla strada dell’integrazione.
Per Padre Mario Toffari, responsabile della Diocesi per i temi dell’immigrazione, “se le prime generazioni tendono a salvaguardare la propria identità, le seconde generazioni sono quelle che si aprono e che cercano l’incontro”, dando contenuti nuovi agli sforzi per una integrazione vera.
Damiano Gelletti, Segretario generale della Cgil, ha ulteriormente allargato il ragionamento parlando di diritto di voto amministrativo. ribadendo che continuare a parlare di immigrazione come questione di ordine pubblico e sicurezza è un grave errore.
Mariarosa Raimondi, responsabile della Ufficio scolastico provinciale, ha ricordato ricorda come la scuola abbia avuto un ruolo fondamentale per costruire un sentire comune e valori condivisi, e come sia la scuola la prima istituzione che la famiglia immigrata incontra.
Per Aristide Peli, assessore provinciale della Lega Nord, le paure sull’immigrazione sono legate a problemi reali. La coesione è importante – ha detto il politico leghista – ma anche il controllo.
Un ventaglio di opinioni molto ricco e articolato. La speranza è che il rapporto del Cirmib diventi la base vera del confronto politico e sociale necessario ad affrontare l’immigrazione per quel che è, vale a dire un fenomeno irreversibile, che ha bisogno sicuramente di essere regolato, ma che richiede alla società bresciana (e non solo) un deciso salto culturale.
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