Pezzotta: la nostra protesta non si ferma
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Pezzotta: la nostra protesta non si ferma

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Pubblicato il 25 Novembre 2005

È stato il Governo che ha voluto lo sciopero del 25 novembre, perché ha avuto tempo e opportunità per evitarlo e non lo ha fatto. Il Governo sappia che la mobilitazione del mondo del lavoro non finisce il 25 novembre ma prosegue e proseguirà finché ci saranno contratti da rinnovare, finanziarie da far convergere sulla rotta dell’equilibrio sociale e di nuove prospettive per tanti, assenza di confronto. Savino Pezzotta, che oggi ha illustrato insieme a Epifani ed Angeletti le modalità organizzative della mobilitazione, manda un messaggio dai toni pacati ma dai significati durissimi. Come a dire: alle nostre obiezioni di merito la sola risposta è stata l’indifferenza, ma il Governo non potrà dimenticarsi le richieste sindacali dopo le quattro ore di sciopero, che comunque si prevedono ricche di partecipazione nelle principali piazze italiane.

Le motivazioni che portano Cisl Cgil Uil e altre sigle del mondo sociale e sindacale alla mobilitazione sono note: la Finanziaria chiede sacrifici e opera tagli senza mettere in piedi, in cambio, politiche di intervento sociale e di rilancio industriale. A livello sia nazionale che regionale restano non affrontati i problemi del settore tessile, metalmeccanico, chimico, dei trasporti. Sul Pubblico impiego e dintorni, passando anche per i Postali e per il trasporto pubblico locale, si abbattono le conseguenze dei tagli agli Enti locali. Nessuna risposta a richieste non certo dell’ultima ora, come il Fondo per i non autosufficienti.

Ma è soprattutto l’atteggiamento del Governo che desta preoccupazione da parte del segretario generale della Cisl. Messi praticamente di fronte al fatto compuito con la presentazione lampo di un testo che non hanno avuto nemmeno il tempo di leggere, i sindacati non hanno mai avuto una vera opportunità di discutere la Finanziaria e magari avanzare qualche buona idea. Allora Cisl Cgil e Uil hanno provato a bussare più forte. “Due mesi fa – sottolinea Pezzotta – programmammo lo sciopero generale per aprire un confronto con il Governo sulle nostre proposte ma non c’è stata nessuna risposta”. Il Governo anzi, evidenzia il sindacalista, persevera nel fai da te. “Ci aveva anche escluso manovre correttive: ne ha fatte due e lo stesso maxiemendamento si configura come una terza”.  Tirando le somme, “ci troviamo con una manovra di Bilancio approvata in Senato senza che nessuna delle richieste dei sindacati sia stata accolta. Lo sciopero vale innanzitutto verso il Governo, ma è anche diretto a tutte le forze politiche, nell’ottica delle prossime elezioni, come illustrazione delle richieste dei sindacati”. Un modo elegante non solo per lanciare un avvertimento e chiarire che le necessità di lavoratori, pensionati e fasce deboli sono necessità con un Governo o con l’altro, ma per rispondere, senza dar loro troppa enfasi, a chi insiste nel sostenere che lo sciopero è politico.

“Non ci fermeremo allo sciopero generale”, ha avvertito Pezzotta, ricordando la protesta del 2 dicembre dei metalmeccanici a sostegno del rinnovo contrattuale e l’iniziativa a Reggio Calabria decisa assieme alle regioni meridionali. Lo sciopero del 25 – per Pezzotta – indica anche alle forze politiche gli obiettivi immediati che il sindacato vuole siano risolti. La mobilitazione sta crescendo è questo un segnale vero che il movimento sindacale mette in campo nel pieno rispetto della sua autonomia”.