La crisi nel settore metalmeccanico in Lombardia
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La crisi nel settore metalmeccanico in Lombardia

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Pubblicato il 5 Febbraio 2004

La Fim Cisl Lombardia ha presentato oggi a Milano il 14° Rapporto sulle situazioni di crisi nel settore metalmeccanico della Lombardia relativo al secondo semestre 2003.
Il quadro che emerge evidenzia un certo appesantimento delle difficoltà del settore nel corso degli ultimi mesi:

Senza ricorrere a toni catastrofici, questi dati confermano le previsioni fatte 6 mesi fa dal sindacato metalmeccanici lombardo della Cisl. Anche nella dinamica Lombardia si sente la mancanza di strategie per lo sviluppo da parte delle imprese e di politiche industriali pubbliche.
Per la Fim occorre parlare di uno stato di difficoltà del settore dovuto a 3 fattori: alla stagnazione della produzione, alla mancanza di nuovi investimenti e alla perdita di competitività delle nostre produzioni tradizionali rispetto ai paesi a basso costo del lavoro.
Tra le province più colpite accanto a Milano, Brianza e Lecco (che presentavano già in passato ampi segnali di difficoltà) la crisi sembra maggiormente propagarsi a Brescia e a Mantova.
Tecnosistemi, Alcatel, Alfa Romeo, Necchi, Rimoldi sono i nomi delle crisi aziendali oggi più acute e gravi, accanto alle quali si rischia di avere un numero crescente di nuovi casi di difficile soluzione.
“Mentre industriali e politici continuano a indicare una ripresa dietro l’angolo o addirittura già avviata, come hanno affermato ancora la scorsa settimana Regione e Confindustria, il sindacato sta con i piedi per terra ed è costretto a denunciare il numero crescente di lavoratori e famiglie colpiti dalle difficoltà – afferma Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. Facciamo sempre più fatica a garantire una occupazione o un reddito a chi è colpito. Purtroppo non ci pare di vedere miglioramenti da qui alla prossima estate.
Guardiamo ai prossimi mesi con preoccupazione: rischiamo che la lista delle crisi si estenda, in particolare tra le grandi imprese, le multinazionali ed i distretti industriali sottoposti alla concorrenza internazionale.
Chiediamo alle controparti e alla Regione poche cose essenziali ma urgenti: accelerare la creazione di servizi che diano certezza di ricollocazione a chi perde un posto di lavoro, produrre nuovi sforzi per attrarre in Lombardia nuovi investimenti qualificati, predisporre misure di intervento per aiutare i comparti più colpiti.
La morale secondo cui la Lombardia è prospera e dinamica e sa fare da sé la rifiutiamo. È tempo che dai convegni si passi ai fatti. Chiederemo agli altri sindacati di predisporre iniziative comuni per raggiungere questi obiettivi”.

Leggi il 14° Rapporto sulle situazioni di crisi nel settore metalmeccanico della Lombardia.