Scuola: la riforma che non c’è
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Scuola: la riforma che non c’è

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Pubblicato il 24 Giugno 2003

Il Forum delle Scuole Bresciane, le associazioni degli Insegnanti: C.I.D.I.-U.C.I.I.M.- ANTHROPOS – CLIO ’92, le associazioni dei Genitori: CO.S.S.- C.I.G.D., i  Sindacati Scuola:C.G.I.L., C.I.S.L. di Brescia, hanno avviato iniziative comuni con l’obiettivo di contribuire ad una informazione critica sui processi in atto nella scuola di ogni ordine  e grado, fornendo al riguardo un supporto ai dirigenti, ai docenti, agli studenti e ai genitori, che ne sentissero il bisogno di fronte alle responsabilità delle scelte e delle decisioni, in un contesto di incertezza e di disinformazione.

Il decreto delegato per avviare l’attuazione della legge 53/03 dal prossimo anno scolastico non arriverà o comunque non arriverà in tempo: la riforma non partirà da settembre dalla prima e seconda elementare.

In assenza dei decreti attuativi la legge 53/2003 non è operativa se non per la già effettuata riapertura delle iscrizioni alla classe 1^ e per l’abrogazione dell’obbligo scolastico fino a 15 anni.

In questa situazione di incertezza organizzativa e didattica i riferimenti legislativi rimangono gli ordinamenti derivanti dalla Legge 820/72, dal DPR 517/77 e dalla Legge 148/90 e dalle normative collegate alla Legge sull’Autonomia scolastica.

Il rifiuto dei collegi docenti ad un piano di formazione nazionale ha dimostrato che l’autonomia scolastica è uno spazio forte, non prevaricabile nemmeno dal governo, perché tutelato dalla stessa Costituzione, dopo la riforma del Titolo V.

Per questo anche l’avviamento della legge Moratti, in assenza di decreti attuativi, attraverso forme di sperimentazione, non potrà essere imposto alle scuole.

Ogni sperimentazione deve essere infatti deliberata dagli Organi Collegiali della scuola (Collegio Docenti e Consiglio di Istituto) e costituisce una modifica del POF, per altro già consegnato a famiglie e studenti all’atto dell’iscrizione.

Tutte le scuole, per la loro autonomia didattica e organizzativa, possono quindi decidere liberamente l’adesione o meno ad eventuali sperimentazioni decise dall’alto: se non ne condividono i contenuti possono dire no .

La non adesione a progetti dirigistici non significa essere conservatori dell’esistente, ma aprire gli spazi ad autentiche sperimentazioni che possono migliorare la qualità dell’offerta formativa e potenziare le opportunità educative degli studenti, a partire dalle esperienze e dalle riflessioni delle scuole nel dialogo creativo con il territorio.