Si inaugura il 29 agosto la Biennale dell’Architettura di Venezia 2012 e il Padiglione Italia sarà interamente dedicato ad un percorso nei luoghi del lavoro, un percorso tra le ragioni dell’architettura, dell’ambiente, del territorio e dello sviluppo economico. Significativo il titolo dell’allestimento: “Architetture del Made in Italy: da Adriano Olivetti alla Green Economy”.
Luca Zevi , curatore del Padiglione Italia alle Tese delle Vergini all´Arsenale di Venezia, ha spiegato nella conferenza stampa di presentazione dell’evento che il contesto sociale ed economico in cui ci troviamo “deve diventare un´occasione per riflettere sul rapporto fra crisi economica, architettura e territorio” cecando anche qui elementi che possano aiutare a pensare la ripresa.
La prima stagione delle Architetture Made in Itlay: Adriano Olivetti nostalgia di futuro
L’esperienza di Adriano Olivetti nell’Italia del secondo dopoguerra è il paradigma di un modello di sviluppo in cui politica industriale, politiche sociali e promozione culturale si integrano nella proposta di una strada innovativa nella progettazione delle trasformazioni del territorio. Esperienza unica per i tempi e per il contesto, che per la sua attualità induce una positiva “nostalgia di futuro”.
La seconda stagione: l’assalto al territorio
A partire dagli anni ‘80, nel fervore imprenditoriale diffuso seguito alla scomparsa delle grandi industrie dal nostro Paese, si verifica una sorta di “assalto” al territorio italiano
La terza stagione: architetture del Made in Italy
Negli ultimi quindici anni alcune imprese del Made in Italy – caratterizzate da una “tipologia olivettiana” quanto a dimensioni e produzione specializzata – hanno scelto di costruire i propri stabilimenti e i propri centri direzionali secondo un progetto architettonico d’eccellenza.
La quarta stagione: una sfida
La sfida della “quarta stagione” – la messa a sistema delle imprese del made in Italy nella direzione di una Green Economy – è destinata fatalmente a incontrare la sfida di Expo 2015 “Nutrire il pianeta”, che diventa una straordinaria occasione per riflettere sul rapporto tra territorio e ambiente, città e produzione agricola, e sul senso del “progetto” nel nord e sud del mondo. Il Padiglione Italia diviene così luogo in cui progettisti, imprenditori e politici si cominciano a confrontare seriamente sulle questioni del vivere, nella previsione di un’era in cui l’ossessione della megalopoli deve lasciare spazio a nuove regole di ispirazione comunitaria, in cui nutrirsi, muoversi e abitare diventano funzioni della stessa equazione.